mercoledì 29 aprile 2015

IL CONVEGNO
L’11 aprile, presso il Museo del Sannio si è tenuto un convegno dal titolo "L'adozione. Il diritto del bambino a una famiglia", rivolto in maniera particolare alla figura degli avvocati. I minori, i diritti, le tutele, la legislatura al centro del l'incontro
Il 20 Novembre 1989 le Nazioni Unite hanno rettificato la Convenzione sui diritti dell'infanzia, secondo cui si esprime un consenso su quali sono gli obblighi degli Stati e della comunità internazionale nei confronti dell'infanzia. In conseguenza a tale convenzione ogni anno, il 20 novembre, è ricordato con la commemorazione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
I bambini al centro dell'attenzione del convegno "L'adozione. Il diritto del bambino a una famiglia", organizzato da L'Associazione famiglie Adottive "La Casa di Giuseppe", in collaborazione con l'Associazione IN.FI.e.RI., la Camera Minorile di Benevento e il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Benevento.
L'adozione, appunto, un tema tanto ampio quanto ancora "caldo", che affonda le sue radici nella storia più antica, addirittura vi sono tracce nelle antiche e conosciute leggi del "codice di Hammurabi" in cui si menzionavano i diritti e doveri degli adottandi e degli adottati. L'incontro ha preso il via con una breve proiezione in cui si è lasciata la parola ai bambini in merito all'adozione, esprimendo tutti la consapevolezza del diritto, da parte appunto dei minori che vivono condizioni di vita aberranti, ai quali l'infanzia è praticamente negata, di avere una famiglia.
"Diritto del minore ad una famiglia" è anche la nuova titolazione della legge 149/2001 che è andata a sostituire la precedente, la legge 184/1983, dove effettivamente viene riconosciuto al bambino adottato non solo una tutela, ma soprattutto il diritto a lui strettamente connesso di dover avere un'appartenenza familiare. Sono intervenuti gli avvocati Luisa Ventorino, Maria Carla Pietrantonio ed Alberto Mazzeo e la dottoressa Maria Rosaria Zoino, il dottore Gennaro Petruzziello e Sergio Fattore.
Quest'ultimo è il presidente dell'Associazione " La Casa di Giuseppe", nata da un'idea di Pino De Cicco come risultato dell'esperienza di numerose famiglie adottive residenti nella provincia beneventana che si sono incontrate per confrontarsi, condividere ed affrontare insieme il personale percorso dell'adozione. L'incontro e confronto tra loro ha avuto un esito positivo, tanto da continuare attraverso riflessione e condivisione. Si è venuta a sviluppare, in questo modo, anche una rete di contatti tra le famiglie adottive e quelle che intendono adottare. L'Associazione vuole, inoltre, informare e sensibilizzare in tema di adozione a partire dalle scuole in collaborazione con le istituzioni locali, oltre a progetti specifici che includano percorsi di mutuo-aiuto a sostegno e accompagnamento delle coppie e delle famiglie per una genitorialità consapevole. Interessante è stato l'intervento di Maria Carla Pietrantonio, in triplice veste: vicepresidente dell'Associazione, avvocato e genitore adottivo che ha spiegato i processi di adozione sia da un punto di vista umano che da un punto di vista legale.
La figura dell'avvocato, in tale iter, assume un ruolo marginale , in quanto la domanda di adozione è accessibile a tutti, costituita in buona parte da autocertificazioni. Risulta, invece, più difficile la "gestazione adottiva". Un primo enorme deficit è dato dalla lentezza assolutamente gratuita del Tribunale dei minori e, in questo caso, la figura di un avvocato potrebbe ritornare più che utile per facilitare il rapporto con le figure giudiziarie. Sia ben chiaro che è il bambino che attende il diritto ad avere una famiglia.
La domanda di adozione oggi si può fare on line e successivamente seguirà l'analisi dell'idoneità dei coniugi ( i servizi sociali de Comune). Step numero due: la coppia adottante seguirà dei corsi in materia di adozione, cui seguiranno indagini di pubblica sicurezza ed una relazione sanitaria. La legge prevede che tutte queste indagini durino all'incirca 120 giorni. Step successivo: il Comune acquisisce le informazioni e le passerà al vaglio, colloquiando anche con la coppia adottante, attraverso la figura di un giudice onorario ed uno psicologo. Se l'esito risulterà positivo, verrà rilasciato alla coppia un patentino di idoneità all'adozione e questi saranno inserito in una banca dati. Il bambino sarà dato in adozione solo quando le caratteristiche della coppia, si riterrà siano compatibili con quelle del minore. Parte, così, la pre-adozione e successivamente quella definitiva. Spiegata cosi, in maniera sintetica, al di la del tempo infinito di richiesta, pare non ci siano problemi. Invece non è così, ce ne sono tanti e tra questi il "rischio giudiziario".
L'avvocato Pietrantonio ha fatto notare come l'organizzazione tecnica pecchi parecchio in questo campo, andando a ledere praticamente la tutela del minore, che effettivamente resta solo sulla carta. Ribadendo che il fattore tempo di attesa è davvero lungo, bisogna ricordarsi che la domanda di adozione ha la durata di tre anni, dopo di che è necessario rinnovarla. Altro problema: la disinformazione in merito, ecco anche perché il ruolo di un avvocato potrebbe risultare importante. All'aspetto più propriamente tecnico-pratico, bisogna aggiungere che le coppie adottive sono totalmente abbandonate a se stesse. Spesse volte diventa un percorso duro e difficile non solo per i genitori, ma anche per il bambino. Si è fatto notare, nell'ambito del convegno, che una volta adottato il minore, i servizi sociali spariscono, per cui non vi è un continuum tra prassi scritta ed azione concreta. Molte volte diventa difficile rapportarsi con la società, soprattutto quando il bambino inizierà ad andare a scuola, da aggiungere a questo, poi, il momento della rivelazione che rappresenta un tassello delicato, anzi delicatissimo.
Ad oggi si sono fatti parecchi i passi avanti in campo di adozione nazionale, questo bisogna pur dirlo, ma è anche vero che si tratta di un ambito talmente ampio e delicato che dovrebbe risultare efficiente in toto. A tutto questo si deve necessariamente sommare una cultura formativa assoluta, che ponga perennemente al centro il diritto del minore.



L'INCONTRO

Il 21 giugno 2014 presso la Sala Sacro Cuore della Parrocchia PP Cappuccini di Benevento, si è tenuto l’incontro con Manuel Antonio Bragonzi, organizzato dall’Associazione Famiglie Adottive “La Casa di Giuseppe” per la cultura dell’adozione. L’appuntamento vuole essere momento di riflessione attraverso una testimonianza di fede e di speranza vissuta dal protagonista di questa straordinaria storia.
Un giorno, a Milano, un signore dai tratti ispanici bussa alla porta del giornalista Marcello Foa e decide di raccontargli la sua storia. Era da molto tempo che desiderava farlo, ma non aveva ancora trovato il coraggio. Il giornalista capisce che sarebbe un peccato consegnare all’oblio vicende così dure ma importanti e le racconta in un romanzo dal titolo quanto mai significativo: “Il bambino invisibile”. Il nome di Manuel Antonio Bragonzi che figura sulla copertina, dopo quello dell’autore Foa, è il protagonista del libro nonché di tutte le esperienze di vita narrate in queste pagine, dense di una prosa semplice e ricca allo stesso tempo.
Manuel ha cinque anni e un grande cuore indomito. Un giorno, quando si squarcia il velo sui misteri più reconditi della sua giovanissima vita, risponde al richiamo che la natura intorno al suo villaggio gli lancia e fugge tra i boschi del Cile. In molti probabilmente sapevano perché non aveva una mamma, e perché vivesse insieme a un uomo che chiamava nonno ma in realtà era un estraneo. Un uomo che nascondeva un segreto sconvolgente sul passato di quel bambino e di sua madre, un segreto di cui Manuel aveva perso ogni ricordo.
Quando la verità riemerge dall’oblio, Manuel decide che la sua famiglia sarebbero stati gli alberi, i ruscelli, i cespugli di frutti selvatici che tante volte lo avevano sfamato. Se il mondo degli uomini lo escludeva e lo maltrattava, la natura sembrava accoglierlo, gli uccelli cantavano la forza della vita, le fronde stormivano e i prati lo accarezzavano come nessuno aveva mai fatto. Se casa è un posto dove sentirsi protetti, lì era casa sua.
Per molti mesi, anni, Manuel vive da solo nel bosco, in silenzio, mangiando frutti selvatici, imparando a cacciare dai gatti, a costruirsi una fionda, a pescare a mani nude. Un piccolo ragazzo selvaggio che coltiva dentro di sé la libertà. Niente lo avrebbe convinto a tornare nella prigione di prima, nemmeno l’inverno, nemmeno il vento gelido.

Fino a quando il destino non inizia il suo lungo viaggio in cerca del bambino invisibile...